Storia della Mameli

L'edificio che contiene la scuola Mameli e la primaria Ardigò fu inaugurato nel 1910 su un progetto redatto nel 1908 che prevedeva due scuole separate, una femminile al piano terra e una maschile al primo piano, dotate di accessi separati. Nel progetto sono state rispettate rigorosamente le norme previste dalla legislazione all'epoca vigente la quale prevedeva aule ampie e capienti con areazione, illuminazione e riscaldamento. La scuola venne intitolata al grande studioso filosofo-scienziato Roberto Ardigò per rendergli omaggio in occasione del suo ottantesimo compleanno.

L'edificio presenta uno stile eclettico, con elementi decorativi rinascimentali come il bugnato, le mensole, le cornici e i modiglioni delle finestre e della cornice sottogronda, ma ci sono anche nuove invenzioni tipicamente liberty come le colonnine delle terrazze e quelle di ripartizione delle finestrature. Verso il fronte è presente una pregevole cancellata su muretto, ornata da arricciature in prossimità degli stanti principali e del cancello. L'edificio all'interno è organizzato su un corridoio di distribuzione verso il cortile interno, mentre le aule sono affacciate verso la strada. La scuola Ardigò al primo piano è accessibile dal vano scala il cui accesso avviene sul corpo basso a sinistra, l'ingresso alla scuola Mameli avviene dal portone principale al centro della facciata. Lo sviluppo dell'edificio avviene poi con due corpi posti quasi perpendicolarmente al principale e la copertura dell’edificio è di tipo tradizionale con struttura portante principale in capriate in legno, orditura secondaria in terzere, tavelloni in laterizio e manto di copertura in coppi. Nel giardino interno è presente un piccolo edificio ad un piano dall'elegante disegno ad archi e paraste laterali, con contrasto tra il giallo della struttura portante e il rosso della muratura. Delle finestre rimangono i telai originari in ferro che chiudevano gli archi. La scuola qualche anno fa è stata oggetto di interventi di manutenzione e di adeguamento alle norme di prevenzione incendi. Nel biennio 2018/2020 sono stati fatti degli importanti interventi di adeguamento sismico.

Oggetto di recente restauro è  stato anche il padiglione del giardino esterno, che ora è una sala da 50 posti utilizzata per le attività didattiche e per le riunioni.

Curiosità

1. Singolare fu la vicenda della cosiddetta Università Castrense. Tra la fine del 1916 e la primavera del 1917 Padova ospitò oltre milletrecento studenti, iscritti agli ultimi quattro anni delle facoltà mediche di tutti gli Atenei del Regno e temporaneamente sottratti al fronte o ai servizi territoriali. Questi andarono a costituire il “Battaglione degli Studenti di Medicina e Chirurgia” o “Battaglione Universitario”. L’insegnamento fu affidato a docenti della locale Università o di altri Atenei italiani, posti sotto la guida di Luigi Lucatello, all’epoca ordinario di Patologia Speciale Medica. La didattica si svolse principalmente nei locali dell’Ospedale Civile, mentre i saloni della scuola “Pietro Selvatico” vennero trasformati in Istituto Anatomico. Il Battaglione si acquartierò in padiglioni già adibiti a ospedali militari, nelle nuove strutture universitarie di via Loredan, nonché nella suola “Roberto Ardigò” in via Agnusdei. La mensa ufficiali fu organizzata a Palazzo Tacchi, in via San Francesco, mentre quella per i sottoufficiali trovò adeguata sistemazione in due baracche appositamente erette sul Lungargine del Piovego. Il comando, infine, si insediò nell’edificio in via Jappelli che oggi ospita la Biblioteca di Farmacologia. Vennero sostenuti oltre seimila esami e furono conferite più di cinquecento lauree, eccezionalmente concesse senza la presentazione di una tesi, sostituita dalla discussione orale di un tema assegnato pochi giorni prima della prova finale dalla commissione giudicatrice. Al termine degli studi i giovani medici vennero distribuiti lungo il fronte per alleviare, come meglio potevano, le sofferenze degli altri soldati. (Fonte: http://grandeguerra.comune.padova.it/grande-guerra-padova/universita-castrense-grande-guerra). 

2. Nel 1927 venne costruito, nel cortile interno, un piccolo edificio con destinazione “Officina elettromeccanica”. È documentato un contratto di trasferimento al Comune di una porzione di area dove si progettava la costruzione di una tettoia che doveva poggiare su un muro divisorio in comune con altra proprietà. Nella planimetria catastale del 1939 compare la presenza di un fabbricato destinato a “Teatrino” delle dimensioni di mt. 12,50 x 6,40. L'edificio è assoggettato alle disposizioni in materia di tutela ai sensi del d. lgs. n. 42/2004 e sarà soggetto alla verifica dell'interesse storico-artistico ai sensi dell'art. 12 c. 2 del citato decreto.